Giugno - Settembre 2020

Alla ricerca dei sapori perduti. Un viaggio all'interno dei ricordi gastronomici delle nostre vacanze


#9 - In Alta Val d'Ayas col "Grand Picht", la rinomata zuppa d'orzo della Giornata Walser a Saint Jacques des Allemands.

Dalla mia pagina Facebook del 23 agosto 2020:

Quando nell'anno 2000 approdammo a Saint Jacques, nella Val d'Ayas, una delle valli laterali della Valle d'Aosta, ci trovammo immersi in un mondo assolutamente sconosciuto ma altrettanto interessante e coinvolgente. Il paese, che rispondeva in pieno al detto "qui finisce il palo", era veramente il punto finale della valle. Uscendo da casa ci si trovava subito nei boschi e questo per noi, che ci eravamo andati solo per aver visto il posto in una pubblicazione, fu veramente una miracolosa conferma.

Inoltre, come apprendemmo subito appena arrivati e alloggiati nel bellissimo residence del Lago Bleu, proprio sulla Piazza della Grotta, punto centrale del paese, il luogo era uno degli hameau (villaggio) della popolazione Walser, una etnia di origine germanico/svizzera diramatasi poi lungo l'arco della catena del Monte Rosa attraverso la Valle del Lys fino alla Valsesia. La proprietaria del Residence Lago Bleu, la nostra "Amica di Facebook" Clotilde Fosson e Vilma, sua sorella, ci raccontarono tante belle storie su Saint Jacques e sui Walser e noi ci appassionammo subito alla materia.

Da allora e fino al 2018 abbiamo trascorso a Saint Jacques le nostre vacanze estive, nel mese di luglio, per ben 10 anni.

Nel 2002 uno degli avvenimenti che caratterizzò l'estate a Saint Jacques fu la cosiddetta "Giornata Walser", un insieme di incontri dedicati alla conoscenza di quella popolazione e di che cosa fosse rimasto di loro nei villaggi circostanti, luoghi che venivano percorsi dai Walser, commercianti per natura, lungo i crinali dei monti sia d'estate che d'inverno. L'evento più importante era la visita guidata e illustrata dal Prof. Béckaz, famoso studioso di quella etnia, oltre che al paese di St. Jacques ai villaggi di Fiéry, Résy e Saussun. La visita occupava l'intera giornata, dalla mattina fino al tardo pomeriggio, quando tutti si ritrovavano in Place de la Grotte per mangiare, in compagnia, il Grand Picht, una zuppa a base d'orzo e di fontina che era considerata una vera specialità, famosa in tutti i luoghi che erano stati colonizzati dai Walser.

Questo evento ebbe luogo anche l'anno successivo e, in questo mio redazionale, ho voluto ci fossero le foto di entrambe le occasioni, proprio per far capire cosa rappresentasse in quei luoghi il ricordo di quel popolo nomade ma anche stanziale. Non è improbabile, infatti, che a Saint Jacques ci siano famiglie le quali traggono origine proprio da quei primi abitatori.

La caratteristica della festa era la fruizione di quel momento gastronomico tutti insieme, momento al quale faceva seguito sia la visita ad un museo della civiltà dei Walser che, più tardi, in serata, la possibilità di assistere ad un concerto di canti di montagna eseguiti dal coro della Valgrisenche. La visita al museo dava l'opportunità di conoscere più a fondo sia gli usi e i costumi che i manufatti di quella popolazione. Uno dei manufatti più famosi è il Sabot, uno zoccolo di legno che ancora oggi gli artigiani della valle sono soliti fare.

In una delle foto compaiono sia la nostra Amica Vilma, già citata, che un'altra persona che abbiamo conosciuto e che ora purtroppo non c'è più. Lei si chiamava Franca Fosson, chiamata affettuosamente Pri Pri, non era parente di Vilma ed era una delle più attive organizzatrici della giornata Walser. Tant'è che la ricetta che si usava proveniva dal suo ricettario personale che io ebbi l'occasione di avere fra le mani e dal quale la figlia Sara ha ricavato la foto che mostro. Questa ricetta, ancorché leggermente rielaborata, è ricavata da quella originale emanata dal che è l'organo ufficiale della cultura Walser. Ringrazio Vilma Fosson per avermi inviato una foto del volantino che veniva distribuito in quella circostanza.

Confesso di non aver avuto mai molta simpatia per l'orzo ma riconosco che in quel caso feci un'eccezione che mi ripagò ampiamente. Sarà stata l'occasione particolare, il luogo altamente suggestivo, il gran numero di persone coinvolte in questa kermesse, fatto sta che gustai quella ciotola di Grand Picht come se avessi sempre adorato l'orzo! Il grande affetto che ci lega a Saint Jacques e a tutte le persone che vi abbiamo conosciuto e con le quali abbiamo interagito hanno rappresentato un collante fortissimo per i nostri ricordi costituendo un cordone ombelicale tra l'oggi e il tempo che fu.

Oggi, dedicare questa puntata ad una vivanda così particolare, è anche un segno di rispetto nei confronti di tutta la "cucina" valdostana. Citare un piatto piuttosto che un altro della gastronomia di questa valle ci sarebbe sembrato uno sgarbo verso tutti gli altri stupendi esempi: dalla "Fonduta" alla "Zuppa Valpellinentse", dalla "Polenta Concia" alla "Soça", dalla "Costoletta alla Valdostana" al "Civet di Camoscio" o alla "Carbonade" per finire con qualcosa che, seppure non affine a quello che avremmo potuto fare noi, è talmente tipico da non poter dimenticare di citare sia le "Tegole Valdostane" che il "Caffè alla Valdostana" nella Coppa dell'Amicizia. Esperienze che lasciano il segno.

Esaurire in poche parole una serie di esperienze protrattesi negli anni è terribilmente riduttivo ma servirà, se non altro, a rinfrescare il ricordo in chi già conosce o a solleticare la curiosità di chi ne ha soltanto sentito parlare.

Tornando alla zuppa d'orzo, Fausta ha rifatto la ricetta esattamente come riportata dal documento in nostro possesso e non solo noi ma anche nostra nipote Carlotta, che oggi era a pranzo da noi, ha apprezzato enormemente dando un carattere ancora più importante a questa "ricostruzione"!

Quando veniva servita la zuppa d'orzo solitamente veniva anche servito del tè con del vino rosso. In questa circostanza mi sono limitato ad aggiungere il tè in quanto avevo già pensato al vino rosso. Infatti il vino non poteva che essere uno dei prodotti tipici della Valle d'Aosta, quel Torrette Les Cretes, DOP 2018, vinificato a base prevalente Petit Rouge, il vitigno autoctono più diffuso. Questo vino si presenta, alla vista, di un colore rosso rubino intenso con riflessi violacei. Al naso è elegante e fruttato, con sentori di frutti rossi. Al gusto è equilibrato, avvolgente, fresco, pieno e minerale. Accoppiato al tè, secondo il mio giudizio, è risultato essere un accostamento audace ma azzeccato! Potenza delle tradizioni!

Foto 1/17
Saint Jacques. Place de la Grotte.
Foto 2/17
Saint Jacques. La gente fa la fila davanti al baracchino per poter assaggiare il Grand Picht.
Foto 3/17
Saint Jacques. La ricetta in originale ricavata dal ricettario di Franca Fosson.
Foto 4/17
Saint Jacques. La ricetta emanata dal Walser Gemeinshaft.
Foto 5/17
Saint Jacques. Fausta si fa servire una ciotola di zuppa.
Foto 6/17
Saint Jacques. Da sinistra: una collaboratrice del comitato organizzatore, Vilma Fosson e Franca Fosson, attivi membri del comitato organizzatore, Fausta che sta ancora mangiando la zuppa.
Foto 7/17
Saint Jacques. Il manifesto che preannuncia la giornata Walser.
Foto 8/17
2003 - Saint Jacques. Due componenti il comitato organizzatore a bordo di un calessino e con i costumi d'epoca, portano la pentolona col Grand Picht sul luogo dove verrà servita, vicino al museo dei Walser.
Foto 9/17
2003 - Saint Jacques. Estrapolata dalla visita al museo questa foto mostra la vasca nella quale venivano lavati i Sabot, un manufatto tipico della Valle d'Aosta, ancora oggi realizzati da pochi esperti artigiani.
Foto 10/17
2003 - Saint Jacques. Al tavolo del Grand Picht per l'assaggio della zuppa d'orzo.
Foto 11/17
2003 - Saint Jacques. Insieme al Grand Picht, chi voleva poteva assaggiare un'altra tipicità locale, il té col vino rosso.
Foto 12/17
2003 - Saint Jacques. La sera concerto in piazza del Coro della Valgrisanche con i più famosi canti della montagna. In questa circostanza ascoltai per la prima volta la celeberrima "Signore delle Cime", uno dei più struggenti canti di montagna.
Foto 13/17
2020 - Roma. Tutto è pronto per cucinare il Grand Picht: Orzo e Fontina.
Foto 14/17
2020 - Roma. In una padella vengono messe a tostare delle fettine di pane che serviranno da base alla zuppa.
Foto 15/17
2020 - Roma. Il Grand Picht è im tavola.
Foto 16/17
2020 - Roma. Carlotta vuole seguire l'usanza fino in fondo e per questo berrà anche il té col vino rosso.
Foto 17/17
2020 - Roma. Il vino rosso che abbiamo bevuto col té è un Torrette Les Cretes, DOP 2018.