Saint Jacques 3, una scelta.
La Giornata Walser di Saint Jacques
La Giornata Walser di Saint Jacques è stata caratterizzata da una pluralità
di eventi. In tutto il paese, nel corso della giornata, si sono svolti i
preparativi per il clou della manifestazione che si sarebbe conclusa in serata.
Dalla mattina al pomeriggio il Prof. Béchaz ha guidato un gruppo di turisti
a visitare i centri Walser di
Fiery
L'hameau di Fiery (m 1892) con la chiesetta e con l'antico albergo Bellevue,
ribattezzato Bellavista, nel quale hanno soggiornato, agli inizi del secolo scorso,
personaggi famosi quali Guido Gozzano, Giuseppe Giacosa, Alfredo Frassati, ecc.
,
Verra
I resti dell'antico hameau di Verra, proprio sotto il ghiacciaio del Rosa.
,
Resy
L'hameau di Resy. A sinistra il Rifugio Guide di Frachey.
e
Soussun
L'hameau di Saoussun, ancora oggi abitato, durante l'estate, da mandriani
con la loro famiglia e con le loro mucche che fanno pascolare in altura.
. Il Prof. Béchaz è un profondo
conoscitore della cultura Walser ad è l'autore, insieme a G. Bini, del famoso
volume: "Lassù gli ultimi", da più di 30 anni un punto di riferimento per chi
desidera approfondire la conoscenza delle popolazioni di questa valle.
Nel frattempo lo chalet al bordo della piazza è stato il punto di ritrovo
di quanti gradissero assaggiare gli antipasti della valle, la zuppa d'orzo
(Gran Picht) e il tè col vino rosso. Nel pomeriggio, poi, tutti i bambini
e i ragazzi del circondario hanno attrezzato un vero e proprio mercatino
dell'usato e del pseudo antiquariato, fino a sera inoltrata.
In serata, infine, c'è stata l'esibizione del Coro "Chanteurs du Rhu-Erbal"
di Challand St. Victor, nella Rue de Résy, dietro alla rettoria. Tra le belle
canzoni del loro repertorio particolarmente apprezzata
"Signore delle cime"
del noto Maestro Giuseppe (Bepi) De Marzi, qui eseguita dal Coro alpino della Brigata Cadore.
Nella chiesetta di Saint Jacques è stato allestito questo
presepe costruito dagli alunni della scuola elementare di
Brusson sotto la guida di Wilma Fosson.
Sulla piazza di Saint Jacques è stato allestito uno stand
nel quale vengono offerti assaggi di antipasti Walser e
una zuppa d'orzo denominata "Gran Picht".
Da destra: il professor Alessandro Béchaz (detto Sandrino)
organizzatore delle giornate Walser; Wilma Fosson, una delle
componenti il comitato organizzatore; io.
Fausta si appresta a ricevere una razione di "Gran Picht" da
un'anziana signora del paese che ne ha curato la preparazione.
Da sinistra: Véronique Chasseur,una giovane collaboratrice del
comitato organizzatore; Wilma Fosson e Norma Fosson, entrambe
attive componenti del comitato; Fausta, la quale sta ancora
degustando la sua zuppa d'orzo.
In occasione della giornata Walser è stato messo in vendita
(€ 2,50) un piccolo contenitore contenente un libro (a sinistra)
e una mappa (a destra) che forniscono le più esaurienti informazioni
sulla civiltà dei Walser e sulla storia delle valli e dei paesi
che ospitarono queste popolazioni.
Il Grande sentiero Walser
Il Grande Sentiero Walser è un percorso trasversale alla Valtournenche, alla
Val d'Ayas e alla Valle del Lys...
...Filo conduttore del sentiero sono i Walser.
Intraprendendo il cammino, inseguirete le tracce di questo popolo che, a partire
dal XII secolo, colonizzò queste terre contribuendo a foggiarne il paesaggio.
Una serie di pannelli interpretativi vi aiuteranno a riconoscere e ricostruire
i segni di questa cultura che incontrerete sul territorio.
Mappa d'itinerario, pieghevoli e questo libretto vi consentiranno di ricomporre
i pezzi di un racconto che parla di uomini, migrazioni, insediamenti, agricoltura,
transumanza, merci, mestieri, ma anche di ghiacciai, variazioni climatiche e natura.
Affrontando il sentiero ripercorrete la via che intrapresero i vallesani, che tra
i XII e il XIV secolo migrarono in cerca di nuove terre da colonizzare.
Seguendo questo cammino, che unisce centri di cultura Walser, intraprenderete un
viaggio nel più ampio mondo della cultura alpina e vi farete un'idea di cosa nei
secoli passati fosse la montagna e che cosa significasse abitarla, spesso ad
altitudini che oggi appaiono impensabili.
A margine della giornata dedicata alla cultura Walser, ci è stata regalata,
da Wilma Fosson, una videocassetta intitolata "L'ultimo orso di Ayas - tra
fantasia e realtà" realizzata con la partecipazione dei ragazzi della prima
media "G" di Ayas coordinati dalla prof.ssa Grazia Franciosi.
È la trasposizione di una antica leggenda della valle d'Ayas che è stata
illustrata anche da Giovanni Thoux in una sua scultura in legno che si può
ammirare a pag. 49 del suo libro "Leggende valdostane scavate nel legno".
G. Thoux - Leggende valdostane scavate nel legno -
Priuli & Verlucca Editori - 1998.
La scultura in legno (pag. 49) con la quale Thoux ha
illustrato la leggenda dell'ultimo orso di Ayas.
La copertina della videocassetta "L'ultimo orso di Ayas"
prodotta dalla Società Soluzioni. In questo video i ragazzi
rappresentano i personaggi che danno vita alla "fiction"
impostata sulla famosa leggenda della Val d'Ayas. Quella
qui riportata è una delle versioni accreditate.
Lo Rey e l'Orso di Ayas
Anticamente l'orso era diffuso in tutta la Valle d'Aosta. L'estensione
delle foreste, maggiore di adesso, lo favoriva e l'uomo fino all'invenzione
della polvere da sparo, non aveva armi che gli consentissero di combatterlo
senza troppo pericolo.
L'orso è per natura un solitario brontolone, così poco socievole che sceglie,
per dimora, una grotta dove vive solo, il più distante possibile dagli uomini
che rappresentano per lui l'unico nemico in grado di nuocergli. In primavera
è carnivoro, poi però si nutre per tutta l'estate e l'autunno depredando alberi
da frutto, vigne e campi in cerca di radici commestibili e si presenta all'inizio
dell'inverno grasso e lento nei movimenti. Si rifugia allora nella tana dove,
in stato semi-letargico, aspetta il ritorno della buona stagione uscendo raramente
e utilizzando le riserve di grasso per sopportare il freddo e la mancanza di alimentazione.
È durante questo periodo che gli uomini dei villaggi, individuata la dimora
dell'orso, vi si recavano e con sassi e altre armi rudimentali lo lapidavano.
Trasportate a valle le spoglie, queste, nel periodo medioevale, venivano divise
in base ad una dura regolamentazione, tra signorotti, vescovi ed alti notabili,
per cui, ai nostri ardimentosi rimaneva... la soddisfazione della caccia.
A queste corvées, sempre per ordine superiore, erano obbligati tutti gli uomini
della zona e per esserne esentati, dovevano presentare motivi molto convincenti.
Ora che di orsi non ce ne sono più da molto tempo, rimangono le leggende sulle
imprese degli uomini che li combatterono.
Molto nota è la prodezza di Brunod, chiamato "Lo Rey", nativo di Antagnod, che
nel 1782 (ma la data è discussa e probabilmente il fatto accadde molto tempo prima)
strangolò con la sola forza delle proprie mani quello che probabilmente era l'ultimo
orso di Ayas e forse della valle intera.