A BrussonUna puntata a Brusson per vedere la mostra delle antiche fotografie della città ricavata dalla collezione di cartoline illustrate di Laura e Giorgio Aliprandi. |
L'Hotel Genzianella di Saint JacquesIn questa fotografia sono rappresentate due delle tre figure femminili che costituiscono l'asse portante dell'Hotel Genzianella di Saint Jacques dove abbiamo avuto il piacere di trascorrere una stupenda serata all'insegna della cucina tradizionale (e non solo) della Valle d'Aosta ad un livello a dir poco strabiliante. A questo proposito si consulti il Menù della serata.Leggi il testo integrale della poesia "Nemesi" di Guido Gozzano. × Guido Gozzano / La via del rifugio Nemesi Tempo che i sogni umani volgi sulla tua strada: la chioma che dirada, le case dei Titani, o tu che tutte fai vane le nostre tempre: e vano dire sempre e vano dire mai, se dunque eternamente tu fai lo stesso gioco tu sei una ben poco persona intelligente! Cangiare i monti in piani cangiare i piani in monti, deviare dalle fonti antiche i fiumi immani, cangiar la terra in mare e il mare in continente: gran cosa non mi pare per te, onnipossente! Giocare con le cellule al gioco dei cadaveri: i rospi e le libellule le rose ed i papaveri rifare a tuo capriccio: poi cucinare a strati i tuoi pasticci andati e il nuovo tuo pasticcio: ma, scusa, ci vuol poca intelligenza! Basta - di' non ti pare? - basta il genio d'una cuoca. Bada che non ti parlo per acrimonia mia: da tempo ho ucciso il tarlo della malinconia. Inganno la tristezza con qualche bella favola. Il saggio ride. Apprezza le gioie della tavola e i libri dei poeti. La favola divina m'è come ai nervi inqueti un getto di morfina, ma il canto più divino sarebbe un sogno vano senza un torace sano e un ottimo intestino. Amo le donne un poco - o bei labbri vermigli! - Tempo, ma so il tuo gioco: non ti farò dei figli. Ah! Se noi tutti fossimo (Tempo, ma c'è chi crede di darti ancora prede!) d'intesa, o amato prossimo, a non far bimbi (i dardi d'amor... fasciare e i tirsi di gioia; - premunirsi coi debiti riguardi), certo - se un dio ci dòmini - n'avrebbe un po' dispetto; gli uomini l'han detto: ma "chi" sono gli uomini? Chi sono? È tanto strano fra tante cose strambe un coso con due gambe detto guidogozzano! Bada che non ti parlo per acrimonia mia: da tempo ho ucciso il tarlo della malinconia. Socchiudo gli occhi, estranio ai casi della vita: sento fra le mie dita la forma del mio cranio. Rido nell'abbandono: o Cielo o Terra o Mare, comincio a dubitare se sono o se non sono! Ma ben verrà la cosa "vera" chiamata Morte: che giova ansimar forte per l'erta faticosa? Né voglio più, né posso. Più scaltro degli scaltri dal margine d'un fosso guardo passare gli altri. E mi fan pena tutti, contenti e non contenti, tutti pur che viventi, in carnevali e in lutti. Tempo, non entusiasma saper che tutto ha il dopo: o buffo senza scopo malnato protoplasma! E non l'Uomo Sapiente, solo, ma se parlassero la pietra, l'erba, il passero, sarebbero pel Niente. Tempo, se dalla guerra restassi e dall'evolvere in Acqua, Fuoco, Polvere questa misera Terra? E invece, o Vecchio pazzo, dà fine ai giochi strani! Sul ciel senza domani farem l'ultimo razzo. Sprofonderebbe in cenere il povero glomerulo dove tronfieggia il querulo sciame dell'Uman Genere. Cesserebbe la trista vicenda della vita e in sogno. Certo. Ma che bisogno c'è mai che il mondo esista? × |