Il
Territorio
Il territorio riminese è solo in parte pianeggiante. Già alle spalle della città si
alza la collina del Covignano, e un po' più lontano il Monte Titano.
Numerosi corsi d'acqua di carattere torrentizio, coi loro letti ghiaiosi larghi e
profondi, contribuiscono a rendere vario questo territorio ricco di rilievi. Due di questi
fiumi sono importanti: il Marecchia, che ha le sue sorgenti in Toscana, all'Alpe della
Luna, vicino a quelle del Tevere; ed il Conca, che nasce nel Montefeltro, sulle pendici
del monte Carpegna. Le valli e le conoídi di questi due fiumi, separati e anzi divaricati
dal Monte Titano, formano il territorio riminese che da una parte sfuma lentamente nella
Val Padana e dall'altra s'incunea fra l'Adriatico e l'Appennino, a contatto con le Marche
e il Montefeltro.
Ha confini incerti, spesso indefinibili; si dice di quelli che riguardano la storia, la
cultura e la mentalità, non di quelli amministrativi, naturalmente, che hanno un
andamento preciso quanto, tutto sommato, burocraticamente astratto. |
Specialmente la valle del Marecchia, con la sua strada che attraverso il facile passo
di Viamaggio conduce in Toscana e quindi al Tirreno, ha rivestito una notevole importanza
fin dall'antichità. Era frequentata già in epoca preistorica, come dimostra soprattutto
l'abítato víllanovíano di Verucchio, che nellVIII secolo costituiva una tappa
importante sulla "via dell'ambra".
Rafforzata dai Romani, fu poi contesa aspramente per la sua importanza strategica fra Goti
e Longobardi e Bizantini: una situazione che, non a caso, si è drammaticamente riproposta
durante l'ultima guerra mondiale con la "linea gotica".
Proprio le lotte fra Longobardi e Bizantini, e poi fra gli Imperatori franchi e tedeschi e
il Papa, hanno favorito la formazione nell'alta e media valle di autonomie signorili,
spesso contrapposte e in continua contesa per il possesso e il dominio del territorio. Che
ha trovato una sua unità solo da quando la Chiesa, nominalmente proprietaria,è riuscita
ad esercitare in maniera diretta la sua "alta sovranità": in pratica dal 1631,
anno della devoluzione, ossia della restituzione, del ducato d'Urbino. |
In quanto all'antica strada che percorre la valle, essa rimase interrotta ed inefficiente
proprio per l'asprezza delle lotte e degli interessi contrapposti delle varie potenze e
dei vari signori, più che per l'asperità dei luoghi: nel tracciato attuale fu riaperta
solo nel 1924!
Chi si inoltra nella pianura lungo la via Emilia o la via Romea non incontra certo tracce
né di cambiamenti, né di confini naturali; e chi si inoltra nella dolce valle del Conca
o in quella tumultuosa del Marecchia faticherà ad avvertire il passaggio nel Montefeltro. |
La ricchezza di torri, rocche e castelli che ancor oggi caratterizza le valli del
Marecchia e del Conca è dovuta proprio alle contese dell'alto e del basso Medioevo, che
costrinsero a fortificare tutti i villaggi e tutti i punti strategici, tanto quelli del
fondovalle (mulini, guadi, ponti) quanto quelli d'altura. Già nell'VIII secolo la zona
veniva definita come "regione o provincia dei castelli".
Costruite con la pietra locale, le
fortificazioni si innestano al terreno scosceso come gemmazioni spontanee, ma senza alcun
mimetismo: anzi ostentando il loro carattere di artifcio minaccioso e spesso vantando una
forza che non hanno. Animano un paesaggio che è molto vario e a volte estremamente
pittoresco per il suo aspetto selvaggio, per l'alternanza dei crinali - che fanno da
quinta ad aspre zone calanchive e a dolci pendii ricchi di vegetazione e di boschi - e
soprattutto per la presenza di isolati massi calcarei, spesso di grandissime dimensioni,
afiorantí da argille scagliose: è il caso del Monte Titano, ma anche di Sasso Simone e
del Simoncello, o, più vicino, della bellissima rupe di San Leo, per ricordare solo i
maggiori. |
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