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Charles Mingus difficilmente riusciva a contenere il suo temperamento
battagliero e ribelle, più facilmente era propenso ad inveire e gridare contro i suoi musicisti o contro un pubblico indisciplinato, ma sicuramente, come virtuoso del contrabbasso e come leader visionario, Mingus è in assoluto uno dei grandissimi del jazz, un gigante.
La sua musica è stata spesso interpretata come il perfetto aggancio tra le due rivoluzioni del jazz moderno: il bop, negli anni '40, ed il free negli anni '60; ma è necessario precisare che essa non aderisce mai ad alcun movimento jazzistico particolare e, anche se
agì parallelamente a queste scuole, Mingus fa storia a sè: perchè molto presto imboccò una strada tutta sua, fatta di audaci innovazioni ed, al tempo stesso, di rigorosi legami con la tradizione della musica afro-americana e con alcuni grandi maestri, seppur molto distanti tra loro: Ellington, Tatum, Parker. |
Mingus si unì ai maestri del bop quando la loro battaglia era già stata combattuta e dopo riunì attorno a se un gruppetto di musicisti a lui congeniali che gli permettessero di attuare le sue idee di compositore, senza essere distratto dalla musica degli altri, che spesso si rifiutò addirittura di ascoltare. Quando poi, a cavallo degli anni '50, i critici ed i musicisti jazz compresero le sue ragioni e gli tributarono il dovuto e quasi assoluto successo egli ripagò spesso con male parole suscitando molta diffidenza e risentimenti.
Si sentì poi del tutto estraneo agli uomini del free jazz, di cui pure anticipò molte caratteristiche essenziali, come l' impegno sociale, l' attitudine alle improvvisazioni collettive, la propensione ad una musica aggressiva e traumatizzante.
Un uomo difficile, imprevedibile, disadattato ai limiti della psicosi, vittimista ed esibizionista, onesto come pochi ed allo stesso tempo ingiusto ed ingrato, ingenuo e brutalmente sincero, gentile ed intelligente come violento e infantile , Mingus ha creato problemi a quasi tutti quelli che lo hanno circondato. Un Doctor Jeckyll-Mr. Hide moderno, nel quale tutti gli aspetti della complessa personalità si alternano in maniera vorticosa ed imprevedibile.
Nato in Arizona, nel 1922, Mingus era cresciuto a Los Angeles imparando il contrabbasso da Red Callender, "facevo pratica suonando incessantemente i pezzi più difficili che conoscevo, mi concentravo su tecnica e velocità, il mio sogno era spaventare tutti gli altri contrabbassisti".
Iniziò la professione nel 1940, nel complessino di Lee Young, il fratello del grande Lester, poi dal '41 al '43 fu nell' orchestra di Armstrong e successivamente in quella di Lionel Hampton dove iniziò a mettersi in particolare luce, e con Duke Ellington. Nel 1951 si trasferisce a New York, a 30 anni il contrabbassista aveva già una solida esperienza alle spalle ed era scherzosamente chiamato 'Baron Mingus', per la sua ammirazione per il "duca" Ellington.
Oltre che suonare faceva anche il piccolo industriale del jazz e formò, nel 1952 insieme a Max Roach, una nuova etichetta, la Debut, con ambiziosi programmi. Fu per questa che, nel 1953 alla Massey Hall di Toronto, registrò uno storico concerto insieme a Dizzy Gillespie, Charlie Parker, Max Roach e Bud Powell, il meglio del meglio del bop in circolazione, nel quale dette prova delle sue smisurate conoscenze stilistiche e che rappresentò, in definitiva, il canto del cigno del be bop.
Tra il 1953 ed il 1955 diede vita ad un suo workshop, un laboratorio dove si sperimentavano le nuove frontiere del jazz. Come tutti quelli all' avanguardia Mingus voleva che le parti scritte fossero segnate dal gusto dell' improvvisazione e diede ampio spazio ai suoi solisti, precorrendo così il futuro free jazz.
I brani di Mingus potevano essere rauchi e pieni di colore come maniacalmente appassionati e tenebrosi. Mingus ingaggiava fior di strumentisti, come Booker Ervin, John Handy, il geniale Eric Dolphy, e la sua musica, più di qualsiasi altra, abbracciava la storia del jazz e tutte le diverse possibilità tecniche, come si puo' capire ascoltando brani memorabili come la strepitosa 'Fables of Faubus', 'Saturday night prayer meeting', 'Better git in your soul' e 'Nostalgia in Times square'.
Probabilmente l' apice della sua carriera lo raggiunse nel 1964, quando una versione di 'Meditation on integration' fu rappresentata a Monterey da un complesso di dodici elementi (la metà componevano il suo sestetto di allora) e fu premiata da una assolutamente delirante ovazione del pubblico.
Dopo quel trionfo, e per sottrarsi allo sfruttamento dell 'industria discografica, Mingus continuò a fondare sue etichette indipendenti, ma le sue attività promozionali gli fecero perdere molti soldi e lo scoraggiarono a tal punto che, di fatto, cessò di lavorare verso la fine degli anni '60. La sua amicizia con Guggenheim e la pubblicazione della sua autobiografia lo riportarono alla ribalta nei primi anni '70. Furono riediti i suoi dischi migliori e collaborò alla realizzazione di colonne sonore facendo anche un album con la cantante folk Joni Mitchell.
In Europa, tra il 1972 ed il 1977, Mingus apparve più volte, con risultati spesso discontinui e comunque sempre collegati alle sue condizioni di salute in rapido e alterno evolversi. Egli riuscì comunque a scrivere, in quel periodo, due brillanti composizioni 'Duke Ellington's sound of love' e la vivace suite 'Cumbia and jazz fusion' che possono essere annoverate tra i suoi capolavori.
Ma erano gli ultimi fuochi, ormai semi-paralizzato, su una sedia a rotelle, Mingus volle ancora partecipare alla registrazione di un disco 'My, myself and eye' che reca la sua firma ed impronta anche se non potè suonarvi il contrabbasso.
Dopo la sua morte, nel 1979, venne trovata, in mezzo ad un mucchio di spartiti, una grande pagina sinfonica 'Epitaph' che, ricostruita da un grande compositore-accademico, Gunther Schuller, rivelò ampi tratti della sua assoluta e sregolata genialità. (it.wikipedia.org) |