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Il pianista più ardito della storia del jazz, Thelonious Monk, fu uno dei musicisti che modificarono il corso della storia del jazz.
Profondamente radicato nella tradizione pianistica nera, ne abbandonò gli aspetti virtuosistici più esteriori, restituendo al pianoforte il suo pieno impatto percussivo grazie ad una tecnica del tutto personale.
Nato in North Carolina nel 1917 e cresciuto a New York, T. Monk assorbì in famiglia sia la tradizione musicale religiosa, la madre cantava in un coro, che quella profana dei " rent parties", le feste organizzate per pagare l'affitto in cui si esibivano musicisti spesso di ottimo livello. Dopo i primi rudimentali approcci alla tromba l'adolescente Monk, intraprende le prime lezioni di pianoforte. |
"Non credo suo figlio sia portato per la musica …" disse borbottando imbarazzato il primo maestro del ragazzo, rivolgendosi alla mamma Barbara, fortemente incredula a quelle incaute parole. Diversamente, già allora Monk possedeva un senso spiccato e particolarissimo di certa musicalità, appresa grazie all'opportunità di suonare l'organo in chiesa . Intanto la palestra
"monkiana" si affina nelle sue prime basi in un bar del quartiere dove il pianista suona in trio. Siamo intorno agli anni '30 e Monk si attiva , partecipando e vincendo un concorso per musicisti dilettanti.
Intanto nei primi anni '40 lo " swing " è già in crisi. I costi delle orchestre sono troppo elevati e il clima della Seconda guerra mondiale non incoraggia le velleità edonistiche del pubblico. A complicare le cose arriva poi, il " Petrillo
Ban", uno sciopero dei musicisti che per due anni blocca la produzione discografica. Inoltre diversi musicisti scoprono di averne abbastanza di suonare a comando musiche commerciali e spesso si riuniscono in piccoli locali e suonano in piena libertà, soprattutto a New York, nei dintorni di
Broadway, dove vi sono numerosi club; si chiamano Onyx Famous Door, White Rose etc. Ad
Harlem, in un loft dell'economico Hotel " Cecil", si trova il
Minton's Playhouse, celebre locale della 52esima strada, e Monk viene assunto come pianista fisso, entrando a far parte di una formazione guidata dal batterista Kenny
Clarke. Clarke è un batterista dalle idee rivoluzionarie; ricerca un movimento ritmico agile e insieme nervoso, con accenti marcati e colpi forti.
Monk, poi, è un grande autore; come pianista è un autodidatta che suona con una brillante e poco ortodossa tecnica in cui sono rilevanti anche le pause e i silenzi. Il suo stile era pur sempre
"be bop", ma rivisitato e stravolto.
Le regole armoniche vennero mutate ancora una volta, così come cadde qualsiasi altra certezza codificata. Il pianoforte emetteva dissonanze da far rabbrividire, l'atmosfera era allucinata, cupe ombre cedevano il passo a estemporanei squarci di luce e su tutto una grande inquietudine. Per di più Monk suonava con una tecnica che avrebbe fatto rabbrividire qualsiasi insegnante. Sembrava quasi che facesse di proposito l'opposto di quello che si insegnava nelle accademie. Le dita pestavano rigide la tastiera, le mani sembravano anchilosate e la tecnica era approssimativa se non inesistente. Comunque, tutto ciò rendeva ancora più grande e inimitabile la sua genialità. Monk del resto era dotato di un tempo interiore senza eguali e tutta la sua musica il suo suono e soprattutto la sua tecnica sono costantemente al servizio del ritmo. La scelta di rinunciare quasi completamente all'articolazione delle dita (un suicidio per un pianista !) è in realtà una esigenza di natura ritmica e sonora. Spesso Monk abbandonava l'accompagnamento lasciando il solista di turno in trio con contrabbasso e batteria: una pratica divenuta oggi consuetudine ma per quegli anni anomala e sconcertante.
Gli anni '60 furono per Thelonius Monk gli anni della consacrazione europea, che giunse a seguito di una tournée trionfale che toccò anche l'Italia, precisamente a Milano dove il celebre pianista si esibì con il trio di Bud
Powell. Quest'ultimo era in pessime condizioni fisiche, e come riportano le cronache, suonò malissimo: la cosa non fece altro che valorizzare ancora di più l'ottima esibizione di
Monk, che da allora diventò ospite fisso in Europa. La sua celebrità raggiunse ogni parte del globo, tanto da indurre la rivista " Time ", nel 1964, a dedicargli una copertina.
A metà degli anni '70, Monk entrò in un periodo di silenzio artistico, rotto solo dai concerti annuali che tenne a New York nel '75 e '76¸quindi si isolò nel suo mutismo e decise di rinchiudersi in una volontaria
autosegregazione. Il suo stato mentale era ormai deteriorato al punto da non permettergli di effettuare nessuna attività. Il 17 Febbraio 1982 si spense a causa di una emorragia cerebrale da cui era stato colpito pochi giorni prima.
Quella stessa sera, in un Teatro di Roma, il pianista Giorgio Gaslini si esibiva alla guida di una orchestra in un concerto dedicato proprio a Thelonious
Monk; quella che doveva essere una celebrazione si trasformò così in un commosso "addio". |