IL PIANOFORTE

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Il pianoforte è uno strumento musicale in grado di produrre un suono grazie a corde che vengono percosse per mezzo di martelletti azionati da una tastiera. Fa parte, quindi, dei cordofoni a corde percosse.

L'origine della parola pianoforte è italiana ed è riferita all'abilità richiesta al pianista di suonare note a volumi diversi in base al tocco, ovvero alla forza delle sue dita sui tasti. Anche l'intervento sui pedali di cui praticamente tutti i pianoforti sono dotati può interagire con la pressione sui tasti della tastiera e determinare l'effetto risultante.

L'esecutore di musica sul pianoforte viene chiamato pianista.

In quanto strumento dotato di una tastiera e di corde, il pianoforte è simile al clavicordo e al clavicembalo, dai quali storicamente deriva. I tre strumenti differiscono nel meccanismo di produzione di suono. Nel clavicembalo, le corde vengono pizzicate da un plettro. Nel clavicordo, le corde vengono colpite da tangenti che possono rimanere in contatto con la corda stessa in base alla durata dell'azionamento del tasto. Nel pianoforte, le corde sono colpite da martelletti che immediatamente rimbalzano, permettendo quindi alla corda di vibrare liberamente, fino al rilascio del tasto che provoca l'intervento dello smorzatore.

La sua origine viene fatta risalire al 1711 in Italia, dove fu costruito da Bartolomeo Cristofori, cembalaro presso la corte medicea di Firenze.

I primi modelli non ebbero grosso successo e, solamente con l'intervento di alcuni costruttori, tra i quali l'organista Silbermann, Pleyel e Stein lo strumento venne ulteriormente migliorato.

L'innovazione meccanica comportò la scoperta di un'inedita dimensione timbrica, potendo i suoni essere graduati nella loro intensità dalla diversa pressione esercitata sui tasti e dalla diversa vibrazione fonica del piano e del forte.

Durante l'epoca romantica compositori come Chopin, Liszt e Schumann hanno contribuito a fare del pianoforte uno dei più importanti ed amati strumenti da concerto, grazie anche al rapido sviluppo nella tecnica costruttiva che ha portato ai moderni Pianoforti Gran Coda da concerto: strumenti con una massa sonora tale da poter tranquillamente essere usati in grandi sale da concerto con migliaia di spettatori senza bisogno di amplificazione.

Il pianoforte è costituito da quattro parti principali: la cassa (o tavola armonica), il rivestimento esterno di legno stagionato; la tastiera; la cordiera; i pedali.

Dispone di 88 tasti, 52 bianchi e 36 neri, disposti nella classica successione che intervalla gruppi di due e tre tasti neri. La nota DO, a partire dalla quale è possibile eseguire la scala di DO maggiore, priva di alterazioni, è il tasto bianco situato esattamente prima di ogni successione di due tasti neri. Questi ultimi, in genere, in considerazione della tonalità della melodia da eseguire, vengono chiamati bemolle o diesis a seconda del caso in cui si riferiscano alla nota che li segue o a quella che li precede. Nei due casi, comunque, essi producono un suono che risulterà inferiore o superiore di mezzo tono rispetto ai tasti bianchi contigui. Ad esempio il tasto nero immediatamente successivo al DO si chiama Do diesis; lo stesso tasto nero, considerato come tasto immediatamente precedente il RE, si chiama Re bemolle.

I pedali normalmente presenti sono:

forte o risonanza (normalmente a destra) 
Tale pedale, una volta azionato, separa dalle corde alcuni feltrini che normalmente hanno il compito di fermare le vibrazioni della corda immediatamente dopo il rilascio del tasto, consentendo così di terminare il suono della nota. Una volta premuto, quindi, tutte le corde hanno la possibilotà di proseguire nella vibrazione. L'effetto ottenuto è quello di una miscelazione dei suoni.

piano (normalmente a sinistra) 
Tale pedale, nei pianoforti a coda, sposta leggermente tutta la tastiera e la martelliera verso la destra dell'esecutore. In tal modo il martelletto azionato dalla pressione del tasto colpisce solamente una o due corde (a seconda di quanto è premuto il pedale stesso) delle tre che generalmente costituiscono un'unica nota. Nel dettaglio bisogna considerare anche che i martelletti sono ricoperti da feltrini nei quali si formano dei solchi dati dai ripetuti urti con le corde. L'azione di spostamento della martelliera comporta che i feltrini dei martelletti urtino la corda in un punto diverso dai solchi e quindi in un punto in cui son più morbidi. L'effetto è quello di produrre un suono più flebile, ovattato e intimo molto adatto per ricreare particolari atmosfere sonore. Il medesimo effetto (ovviamente con risultato molto meno caratterizzato) viene ottenuto nei pianoforti verticali avvicinando i martelletti alle corde, e diminuendo in tal modo la corsa del martelletto utile a raggiungere la corda.

tonale (al centro) oppure sordina (solo negli strumenti destinati allo studio e nei pianoforti verticali, al posto del pedale sostenuto) 
Il pedale tonale deve essere azionato successivamente alla pressione di un tasto. Come per il pedale di risonanza, il pedale tonale consente di far prolungare la vibrazione solo di alcune specifiche note.

Esistono due tipi di pianoforte: il pianoforte a coda e il pianoforte verticale. Questi differiscono principalmente nella forma della cassa, che nel primo è orizzontale e a forma d'arpa, mentre nel secondo è verticale e di forma rettangolare.

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Links:
http://www.jazzitalia.net/lezioni/piano/indicepiano.asp

http://www.jazzitalia.net/lezioni/piano/indicepiano2.asp

http://www.jazzitalia.net/lezioni/claudioangeleri/indiceangeleri.asp

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