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Theodore Walter (Sonny) Rollins, nato ad Harlem, (New York - Usa) il 7 settembre
1930, è un sassofonista e compositore jazz statunitense e uno dei più importanti caposcuola dello stile hard bop.
Sonny ha i primi contatti con la musica a 11 anni, quando prende lezioni di pianoforte e di sassofono; dopo una breve esperienza con il sassofono contralto, passa permanentemente al sax tenore nel 1946, all'età di 16 anni. Entra negli Harlem Rollin' dove suonano anche Jackie McLean, Arthur Taylor, e Kenny Drew con i quali costituirà una band alle scuole superiori. I suoi genitori provenivano dalle isole Vergini ed egli amava molto la musica da ballo dei Caraibi: si avvicinò al sassofono nell'era della musica "jump" antecedente al rock and roll e, anche se la sua musica rivela quel passato, Rollins va molto al di là: una sua singola improvvisazione (ed alcune sono molto estese) può sembrare |
come un veloce cammino a ritroso attraverso la musica popolare dell'Ovest, costruita in modo così eccentrico da risultare quasi astratta.
Le sorelle ed i fratelli di Sonny erano tutti studenti di musica classica, ma uno zio sassofonista, appassionato di blues, conquistò con la sua musica il giovane che assorbì gli stili degli idoli del sassofono degli anni '40: da Coleman Hawkins prese la sonorità intensa e l'abilità di muoversi tra gli accordi, da Lester Young la capacità di raccontare storie nel modo più originale, da Charlie Parker tutte le caratteristiche di Hawkins e Young messe insieme sintetizzate in un nuovo, rivoluzionario, linguaggio. Da questo crogiolo ribollente Rollins emerse con un bagaglio unico di sicurezza, velocità, swing e spontaneità inventiva. Anche il pianista Thelonious Monk influenzò molto
Rollins, rendendo i suoi assoli più frammentari e melodicamente più imprevedibili, con un'inclinazione a spezzettare il materiale tradizionale e spesso a rovesciarlo.
Alla fine degli anni '40 aveva raggiunto un livello di bravura tale da poter cominciare a suonare con i musicisti suoi idoli, e con i suoi coetanei che stavano facendo la storia del jazz, tra cui Miles
Davis, con cui si sarebbe ritrovato più volte nel corso degli anni. L'ascolto di
Oleo[2], Doxy e Airegin[3] sull'LP Bags' groove (1954) e dell'album di Thelonius Monk Brilliant corners (1956) dimostra la statura raggiunta da Rollins come strumentista e come compositore: gli standard da lui composti in questi anni restano tra i più famosi e frequentati.
Nel 1955 sostituì Harold Land nel quintetto di Clifford Brown e Max
Roach. Negli anni successivi realizzò molte incisioni che lo proiettarono nel firmamento del jazz con la considerazione di miglior sassofonista dai tempi di Charlie
Parker. Nella seconda metà degli anni '50 registrò, molto spesso insieme a
Roach, alcuni dei suoi lavori più importanti: il fondamentale Saxophone
Colossus, Tenor Madness (in cui lo si può ascoltare in una spettacolare chase - o gara - con John Coltrane appena approdato al quintetto di Miles
Davis), The freedom suite.
La celebrità che accompagnò Rollins in questo periodo non spense mai il suo innato desiderio di apprendere ed evolversi, un impulso che egli stesso attribuisce alla volontà di competere con i suoi fratelli maggiori. Proprio quando l'avanguardia avanzava Rollins si prese due anni di riposo, dal 1959 al 1961, per approfondire i complessi problemi riguardo il rapporto tra improvvisazione e struttura. In quei due anni, Rollins riprese a studiare lo strumento come se dovesse ricominciare, e per evitare le proteste dei vicini prese ad andare a studiare su un ponte
sull'East River, dove talvolta lo raggiungeva Steve Lacy anch'egli alle prese con una riflessione sulla sua musica.
«Stavo diventando molto famoso a quei tempi, e sentivo di dover migliorare molti aspetti della mia arte. Mi pareva di star ricevendo troppo presto e troppo in fretta, e mi dissi, aspetta un momento, voglio farlo a modo mio. Non volevo lasciare che mi spingessero troppo allo scoperto per poi lasciarmi cadere; volevo prepararmi adeguatamente, e farlo da solo. In quel periodo andavo a studiare sul ponte, il Williamsburg Bridge che era vicino a casa mia perché in quegli anni vivevo nel Lower East Side»
(Sonny Rollins)
Negli anni '50 aveva conosciuto il grande "architetto" del free jazz, Ornette
Coleman, e al suo ritorno sotto i riflettori cominciò a lavorare con due importanti sideman di
quest'ultimo: il trombettista Don Cherry ed il batterista Billy
Higgins. Il risultato musicale fu più libero e avventuroso, ancora segnato, però, dall'energia instancabile con la quale Rollins riusciva ad incatenare, l'una all'altra, nuove idee nel corso di ogni furioso assolo. Rollins incise sei album negli anni successivi al 1961: The Bridge è uno dei più conosciuti ed è così intitolato a ricordo delle sue sedute di studio sul Williamsburg Bridge.
Si ritirò nuovamente tra il 1969 ed il 1971 per tornare nel 1972 alla guida di giovani band che, però, eseguivano un jazz più commerciale.
In tempi più recenti Sonny Rollins ha sempre più spesso lasciato emergere gli entusiasmi musicali dei suoi anni giovanili, e molte delle sue registrazioni dello scorso decennio comprendono un funk molto più rilassato, ballads romantiche e musica soul contagiosa. Ma egli resta un improvvisatore senza pari. In qualsiasi momento, nelle performance dal vivo, egli è sempre in grado di lasciare che la sua creatività, ancora vivace e ostinata, attinga alla sua inesauribile riserva di melodia per elaborarla in maniera ammaliante ed imprevedibile. Al Ronnie Scott's Club di Londra si ricorda ancora un finale di un suo concerto: mentre dava la buonanotte al pubblico, di colpo affiorò nella sua memoria una serie di canzoni in stile Tin Pan Alley' intitolate
Goodnight: andò avanti senza accompagnamento per oltre un'ora, quasi senza prendere fiato.
Dopo la perdita, due anni fa, della moglie Lucille che gli aveva fatto da agente per più di
trent'anni, Rollins ha fondato una propria casa editrice, la Doxy
Records, che, nel Gennaio 2007, ha pubblicato il suo primo album di studio da più di cinque anni,
"Sonny, please".
La spinta continua ad elaborare nuova musica traendo ispirazione da quella vecchia fa parte dello spirito jazz, di cui Sonny Rollins è un portavoce folgorante. Tornato ai concerti dal vivo ed alla improvvisazione, ha dimostrato ampiamente negli ultimi anni, anche se ormai over 70, di essere ancora il numero 1 nello strumento principe del jazz. (it.wikipedia.org) |