Caroline van Riet
Caroline van Riet è nata nei Paesi Bassi durante l'inverno
più freddo del secolo scorso, quello del 1963. Forse questo
spiega la sua lenta migrazione verso il sud dell'Europa. Già
da piccola sognava due cose: il sole e l'arte. Per completare gli studi
come orafo è stata un anno a Bruxelles, dal creatore di gioielli
Demaret. «Mon Dieu! che godimento parlare in francese durante la
giornata e sognare in francese di notte». Dopo questa esperienza
è andata all'Accademia di Belle Arti a Perpignan, nel sud della
Francia. «Il Mare Mediterraneo, i Pirenei e sullo sfondo il mare...;
tutto sembrava un regalo da riaprire ogni giorno. Durante i fine settimana
lavoravo in un ristorante frequentato dagli artisti della regione. Insomma,
sono stati anni spensierati di arte, di una natura grandiosa, di buon vino
e un overdose di sole».
All'inizio degli anni '90, col Diploma Nazionale delle Belle Arti in
tasca, si è regalata un viaggio in Sicilia e ritiene di aver avuto
un colpo di fulmine vedendo i vicoletti secolari e i palazzi barocchi
dell'isola Ortigia, centro storico di Siracusa, circondata dal Mare Ionio.
Così a 28 anni ha trovato il posto dove aprire il suo atelier,
Circo Fortuna, che si trova sul Lungomare di Ortigia. Ceramica, quadri,
carte da gioco e paralumi nascono sul suo tavolo da lavoro guardando il
mare, che porta frescura d'estate ed è spettacolare d'inverno.
I disegni di Circo Fortuna sono allegri e naif senza essere sdolcinati,
spesso in combinazione con testi poetici. I suoi decori sono stati
acquistati da Starbucks Coffee (USA) e Whittard of Chelsea (UK); tra i
clienti di Circo Fortuna ci sono Bloomingdale's (NY), Fiorucci (Milano)
e Cherry Terrace (Tokyo). L'ispirazione le viene dallo stile di vita
solare e cordiale del sud, dai suoi figli, dalla meravigliosa architettura
e dalla natura dalle quali è circondata, dalle rondini che sfrecciano
nel cielo, dall'amore, naturalmente, da una canzone che scivola fuori da
una finestra aperta o da un pezzo di carta che vola col vento. Una barchetta
che torna nel porto, colorata di arancione dal sole che sta tramontando.
Caroline van Riet, in prima persona, ci racconta come è nato
questo mazzo di carte:
"Anch'io sono stata colpita da un mazzo di carte da gioco ed è
stato quello che ha messo il semino per il mio gioco, realizzato 14 anni
dopo. Erano in omaggio con la rivista di satira chiamata Cuore, viste nel
1990 in un pub, di sera. Il tema era "I Santi". Penso che fosse
la prima volta che vedevo delle carte da collezionisti e così mi
sono resa conto di quanto non mi piacciano le carte classiche con le quali
ho giocato durante tutte le vacanze della mia infanzia. Ho cercato un po'
se potevo venire in possesso di quel gioco di Cuore, ma invano. Non sono
una collezionista di carte, ma sono amante degli oggetti d'uso comune che
abbelliscono la vita quotidiana.
Le carte sono state disegnate con Photoshop nel 2004. Ho voluto che
sembrassero, il più possibile, dipinte a mano, però. Mi fa
piacere raccontare qualche particolare sul come ogni carta è diventata
quella che è. Penso che nessuno sappia questi dettagli, tranne mio
fratello. Le ho realizzate per lui, giocatore di bridge. Quando ho avuto il
foglio con le prove di stampa dalla tipografia locale, le ho ritagliate,
confezionate e gliele ho regalate. Coincideva con una vacanza con la mia
famiglia a Trapani in un bellissimo agriturismo. Mio fratello non ha aperto
subito il pacchetto, voleva aspettare il momento opportuno. L'indomani, mentre
tutti erano in piscina, ha aperto il suo regalo senza guardare le figure e ci
siamo messi all'ombra a giocare a una specie di solitario in due (non so come
si chiama in italiano) senza nessuna fretta. Era bellissimo vederle sul tavolo,
girandole una ad una, commentandole e posizionandole prima di svelare la carta
successiva.
La prima carta è stata il K di Quadri. Andavo in bici e mentre passavo
davanti ad una galleria d'arte ho intravisto la cartolina di un'opera. Da
quella impressione sfuggente è nato il K di Quadri; faccia quadrata,
capelli, corona, denti idem. Anche lo spazio tra i visi. Dopo di che ho fatto
vari schizzi di visi, molto velocemente, e ho scelto quelli che mi piacevano
di più.
Il J di Fiori sorride come mio fratello. Meno male che lui non ha il nasone
come il Jack, però. Sull'elmo delle piumette di papera assomiglianti
più a delle foglie che ad una piuma orgogliosa.
La Q di Fiori è verde e non stona, stranamente. In Olandese il simbolo
della carta di fiori viene chiamato trifoglio. Come in gran parte delle figure
il simbolo ritorna all'interno della carta; un trifoglio sulla corona.
La Q di Picche la considero una carta da temere (Hearts). Mi avrà
traumatizzata quando era piccola; beccavi 8 punti con quella nelle mani,
mannaggia. Sarà stato puramente per l'inconscio se la Q è
di pelle scura, me ne sto rendendo conto solo ora (non sono razzista!).
È una carta che mi piace molto; lo sguardo è dolce e il
cappello ha la forma di una corona stravagante, come quei cappelli
assurdi che portano le regine quando vanno in giro per le cerimonie.
Il K di Cuori è stato ispirato dal padre dei miei figli. Lo chiamavano
Angelo Codino quando era ragazzo (in Ortigia tante persone hanno un soprannome,
probabilmente in tutti i paesi d'Italia, non lo so). L'ho conosciuto in barca
a vela ed il veliero aveva una bandiera di pirata sull'albero maestro. La nostra
casa si trovava sul Lungomare di Levante, ed ecco il sole e la luna che sorgono.
La collana era di suo papà, mai conosciuto.
Se il K di Cuori è il mio compagno di vita, all'epoca, non è
strano che io sia la Q di Cuori, anche se non mi assomiglia molto, tranne
il foulard nei capelli e la treccia. Sulla corona due cuori grandi dai quali
escono due cuoricini. Questi sono i nostri figli che sono anche le figure sulla
carta del J di Cuori. Uno castano con occhi scuri e uno biondo con gli occhi
azzurri e tante lentiggini. Cappello di carta in testa.
Non avevo ancora nessuna idea di come fare gli assi. I ragazzi amavano molto
i labirinti così pensavo di fare un labirinto sul retro, "un gioco
sul retro di una carta di gioco". Mentre andavo in bici con Peppe seduto
dietro, lo dissi: "Ho un idea per il retro delle carte, indovina!".
Lui mi rispose: "L'albero dell'amore!" (un mio disegno che a Peppe
piace). E anche se Peppe non aveva indovinato, mi ha dato l'idea per l'Asso di
Cuori, perché mentre pedalavo verso Piazza Duomo pensavo: "E se
facessi un cuore in ferro battuto con il rampicante d'amore, invece...?"
Il labirinto porta nel giardino dell'amore. "Let love be king"
è la scritta che crea la cornice. Difficile tradurre questa frase che
è la mia filosofia, ma sarebbe "che l'amore regni sovrano".
Una volta fatto l'A di Cuori ho trovato gli altri assi in un attimo, come
se mi stessero ad aspettare per essere disegnati. La parola Francese pique
significa la punta di una montagna, così l'Etna, nera giustamente,
è finita come A di Picche. Fiori ... giardino ... un campo di trifogli
a forma di trifogli. Di fronte al computer dove disegnavo si trovava un
patchwork di stoffe antiche, suppongo che sarà stato quello ad
ispirarmi per l'A di Quadri.
Angelo era in Messico durante il mese in cui ho disegnato gran parte delle
figure. Tornato dal viaggio mi ha detto che voleva uno Zapatero. E visto
che c'era ancora un posto vacante come J di Picche dove un cappuccio nero
stava bene... ecco il J Zapatero.
Per completare queste famiglie ho scelto fra gli schizzi i visi più
diversi per avere una grande varietà di volti e di tipi. I K sono
mal assortiti con le Q, sarà stato un rispecchio della mia coppia.
La Q di Quadri è l'unica a non portare la corona, ma ritorna
nell'orecchino con una perla e un diamante. Q di Quadri in Inglese è
Q of diamonds, come tutti sapranno, probabilmente.
Per la scelta dei colori ho messo le carte in fila e in scala per vedere
come si armonizzavano.
E questo è tutto.