Cosa sono
Che cosa si intende per carte da gioco pubblicitarie.
Nel 1984 ebbi modo di scrivere un articolo sull'argomento per ECOS, la rivista
trimestrale dell'ENI. Credo che, fatte salve le lacune dovute alla data in cui
l'articolo fu scritto, i concetti espressi siano ancora ampiamente validi per
inquadrare l'argomento.
Carte d'Autore
Collezionismo, arte e pubblicità a braccetto.
di Toni Di Rossi
Si fa un gran parlare, di questi tempi, di sponsorizzazione culturale,
cioè di quella forma di propaganda che consiste nell'abbinare
il marchio di una qualsiasi azienda ad una manifestazione o ad una
iniziativa che abbia a che fare con il mondo della cultura o dell'arte.
Una forma particolare di sponsorizzazione potrebbe essere costituita
dalle carte da gioco pubblicitarie d'autore ossia da quei mazzi di carte
denominati, con termine tecnico, "giochi", i quali recano sul
dorso il marchio dell'azienda per la quale sono stati prodotti ma le cui
figure sono state create "ad hoc", da un artista, sia esso
pittore o designer.
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Da sinistra a destra:
E. Luzzati per Italsider (Genova), 1961, Edizioni Dal Negro.
P.D. Bajenov per Leningradskij Kombinat Svietnoi Peciati
(Leningrado), 1967, Ed. L.K.S.P.
S. Ruffolo per ENI , 1975, Ed. Dal Negro.
D. Balbi per Italsider (Genova), 1975, Ed. Modiano.
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Già nel 1500 non era infrequente trovare giochi di carte disegnati
appositamente da artisti dell'epoca a fini didattici, per l'insegnamento
della storia, della geografia, della musica o per narrare fatti d'arme del
principe alla cui munificenza si doveva non solo il patrocinio dell'opera
ma il mantenimento stesso dell'artista. Era, praticamente, una forma di
mecenatismo.
Le carte da gioco, è risaputo, fanno parte della storia dell'uomo;
gli hanno tenuto compagnia in buona parte della sua evoluzione. Siano esse
utilizzate per il gioco d'azzardo piuttosto che per un pacifico solitario,
siano esse usate per fare giochi di prestigio piuttosto che per prevedere
il futuro, resta il fatto che ciascuno di noi ha, nella propria casa,
almeno un mazzo di carte.
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Da sinistra a destra:
T. Tateishi per Gruppo Perotti, 1979, Ed. Masenghini.
E. Tadini per Linea d'Arte Modiano, 1983, Ed. Modiano.
P. Fresu per Istituto Bancario San Paolo (Torino),
1983, Ed. Masenghini.
E. Luzzati per FIAT, 1979, Ed. Moda 90.
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È un oggetto, quindi, col quale abbiamo una certa
familiarità. E confidando nel fatto che le carte da gioco
hanno una circolazione estremamente capillare, qualcuno ha cominciato
a stampigliare sul dorso il proprio nome per farsi pubblicità.
Ai giorni nostri questa usanza è entrata a far parte della tecnica
della comunicazione e anche se non può essere considerata a tutti
gli effetti uno dei "mass-media" classici, è però
fuor di dubbio che la carta da gioco è un ottimo veicolo propagandistico.
Tanto è vero che, in alcuni casi, la realizzazione e la diffusione
di alcuni giochi pubblicitari sono state affidate a vere e proprie agenzie
di pubblicità. Ma se la validità come mezzo pubblicitario non
è stata ancora completamente accertata (i pareri in proposito non
sono del tutto concordi) è però sicuro il grande successo che
è stato riscosso presso i "cartagiocofili", ossia i
collezionisti di carte da gioco e soprattutto presso coloro che si sono
specializzati in carte da gioco pubblicitarie.
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Da sinistra a destra:
"Les Amoreux de Peynet", Peynet per Grimaud (Paris),
1975, Ed. J.M. Simon.
Mazzo disegnato per Mila Schön (Casa di Alta Moda), 1983.
C.E. Carryl per Tiffany & Co. (New York), 1967.
S. Dalí per Puiforcat (Paris), 1967, Ed. Drager Freres.
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Ma a che cosa si deve, poi, tutto questo successo? Il motivo è
che dalla semplice stampigliatura del marchio sul dorso della carta si
è passati, ben presto, ad un vero e proprio rifacimento del mazzo
attraverso la rielaborazione creativa delle figure (in taluni casi anche
dei numerali), da parte di un artista il quale si affidava al proprio
estro per interpretare, in un modo nuovo e del tutto personale, le
carte tradizionali.
Si sono così avuti giochi puramente figurativi, giochi imperniati
sulla satira politica o sociale, giochi semplicemente umoristici ma destinati,
comunque, ad uno scopo propagandistico. Sono stati reclutati famosi pittori,
designers, cartoonist i quali hanno creato per le aziende giochi che sono
diventati ormai famosi.
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Da sinistra a destra:
R. Sternieri e L. Antonioli per Officine Calloni (Barlassina),
1973, Ed. Plastic Cards.
E. Laurà per Credito Commerciale, 1978, Ed. Green.
E. Riboldi per Le Nuvole Parlanti (Milano), 1979, Ed. La Milano.
T. Tateishi per Dalmine (Bergamo), 1977, Ed. Masenghini.
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Dai primi tentativi del dopoguerra al "business" dei nostri
giorni il passo è stato breve. Tramite la mediazione, in alcuni casi,
di gallerie d'arte alla ricerca di modi nuovi per proporre, al grosso pubblico,
il nome di un artista, ben presto questa forma di propaganda si è
generalizzata. Non c'è azienda di una certa importanza che non abbia
legato, almeno una volta, il proprio nome ad un mazzo di carte utilizzato,
spesso, come omaggio in occasione delle feste natalizie, per farsi ricordare,
in un modo diverso dal solito, dai clienti o dagli interlocutori abituali.
Ricordiamo (siamo negli anni '60) I'ltalsider che affidò ad artisti
quali Luzzati (nel 1961), Manzi (nel 1962), Costantini (nel 1964) la
realizzazione di tre stupendi giochi ormai praticamente introvabili.
L'ENI stesso si avvalse di Sergio Ruffolo che disegnò tre diversi
mazzi di carte; ben due nel 1971 ed uno nel 1975.
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Sergio Ruffolo ha disegnato per l'ENI, nel 1971, due mazzi di carte. Uno (sopra) è stato stampato da Modiano e l'altro (sotto) da Dal Negro, ciascuno in 4000 esemplari.
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Anch'essi, nel corso degli anni, sono diventati rari e ricercati. Citiamo
ancora l'Alitalia che fece realizzare da Gianni Novak un preziosissimo
tarocco in tiratura limitata; la FIAT con Luzzati, di nuovo l'ltalsider
con Balbi, la Dalmine con Tateishi, l'Istituto Bancario San Paolo di
Torino che, in uno stupendo "raptus" di coerenza culturale e
artistica, produce, da ben cinque anni, uno all'anno per la gioia degli
amici e dei collezionisti, giochi dedicati ai personaggi del teatro.
L'oggetto carta da gioco, naturalmente, non era destinato ad essere
relegato in uno specifico settore. Qualcuno ha intuito in varie riprese,
l'enorme interesse da parte di un pubblico più vasto e più
generico.
Sono nate, così, iniziative da parte di riviste di larga diffusione
le quali, nei modi più disparati, hanno distribuito mazzi di carte,
anche se non di grandissimo pregio, che sono serviti, però, come
veicolo promozionale. La Domenica del Corriere, Panorama, Eva Express,
Annabella, Capitai, tanto per citarne alcune, hanno inserito, incellofanati
con la rivista, o interi mazzi, o gruppi di carte divise per seme, o, ancora,
fustellate all'interno della rivista stessa in modo che il lettore potesse,
poi, divertirsi a ritagliarle.
Altri hanno pensato di utilizzare prodotti di maggior pregio come oggetti
promozionali legati alla campagna abbonamenti. In tempi recentissimi
ricordiamo l'iniziativa di Panorama Mese che ai nuovi abbonati ha offerto
un cofanetto con due mazzi di carte di Le Must di Cartier; o la rivista
Capital che, in analogia, ha offerto, come optional, un cofanetto con
due mazzi di carte intitolati al celebre negozio Tiffany di New York.
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Qui accanto, Arcani Maggiori e 3 numerali che fanno parte del mazzo
di tarocchi, 78 carte disegnate da Gianni Novak per l'Alitalia nel 1973
e stampato da Dal Negro.
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Ma, a prescindere dal valore intrinseco all'oggetto, resta il fatto che
tali iniziative, presso i collezionisti, hanno riscosso sempre e comunque
un grandissimo successo. Ne sanno qualcosa gli uffici pubblicità
delle aziende i quali, normalmente subito dopo le feste natalizie, si
vedono bersagliati di richieste da parte di coloro che, venuti a conoscenza
dell'iniziativa e non facendo parte dei fortunati nominativi delle
"mailing-list", si trovano costretti ad arrampicarsi sui vetri
per ottenere almeno uno dei giochi in questione.
Infatti questo è l'unico modo per entrarne in possesso dato che
questi mazzi pubblicitari, proprio per lo scopo propagandistico per cui
sono realizzati, non sono assolutamente in vendita. Del resto, una volta
effettuate le spedizioni, gli uffici responsabili ne restano sprovvisti
o quasi, vista la relativamente limitata tiratura (normalmente dalle 5
alle 7 mila copie). Nè va ignorato il fatto che buona parte del
successo di queste iniziative lo si deve anche alla ottima realizzazione
tecnica.
Le carte da gioco di produzione italiana, infatti, sono rinomate in
tutto il mondo sia per la bontà dei materiali impiegati sia per
l'affidabilità nel tempo del prodotto finale dovuti all'abilità
tecnica dei fabbricanti. Nomi famosi come Dal Negro, Masenghini o Modiano
rappresentano una tradizione ultradecennale nello specifico settore ed
una garanzia di serietà e di professionalità come pochi;
i giochi che escono dalle loro presse, soprattutto se creati da artisti
di fama, acquistano anche in qualità oltre che in notorietà
e, per questo, sono maggiormente apprezzati.
Da quanto si è detto è chiaro ed intuibile che la ricerca di
questi frammenti d'arte non è affatto facile essendo, in proposito,
carenti le stesse fonti di informazione. Ma forse proprio perché
la ricerca è cosi difficile aleggia, intorno a questo strano oggetto
che è il mazzo di carte d'autore, una strana aria di mistero.
I collezionisti che si scambiano informazioni sulle loro ricerche sembrano,
talvolta, i carbonari di buona memoria. Chissà che, in fondo
in fondo, il vero successo dell'iniziativa, cioè la circolazione
e la diffusione di un marchio e di un prodotto artistico, non sia affidato
proprio a loro?
Toni Di Rossi