CARO DIARIO
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Dalla mia pagina Facebook del 10 Gennaio 2022:
LA QUESTIONE FEMMINILE E LA VIOLENZA SULLE DONNE
Una piaga sociale non ancora risolta
Caro diario...
... ieri ho postato una condivisione con la storia e alcune riflessioni di Anna Kulishoff, una delle donne più impegnate sulla questione femminile. Un mio amico che ha letto il mio post mi
ha scritto su messenger chiedendomi se non temessi di essere considerato un "femminista" apriorista a tutti i costi, col pericolo di essere emarginato su certi argomenti.
Molto semplicemente gli ho risposto che non temo di essere considerato, come si suol dire, un femminista dell'ultim'ora in quanto da sempre ho stigmatizzato le tante ingiustizie che sono state
commesse contro le donne. Alla base del mio essere c'è la contrarietà più assoluta nei confronti delle ingiustizie, cosa che talvolta mi fa parlare in modo stranamente violento, molto lontano
dal mio carattere di base.
La mia assoluta indisponibilità ad accettare qualsiasi tipo di violenza venga fatta nei confronti delle donne nasce dal fatto che, ancora piccolo, ho assistito, inerme, alle violenze perpetrate
in guerra da fascisti e tedeschi nei confronti delle donne, partigiane e non. In aggiunta metto la grande dedizione che mia madre, priva del marito nella fase antecedente l'armistizio in quanto
prigioniero di guerra degli inglesi in Kenya, ha dimostrato in quel periodo nel tentativo, per fortuna riuscito, di tenere al sicuro me, bambino di 5 anni, la mia sorellina di appena due anni e
la mia nonna paterna, sfollati in montagna a Collio Valtrompia, in provincia di Brescia.
Mia madre, in quel periodo lavorava, appunto, a Brescia e nel fine settimana si "incollava", in bicicletta, i 40 chilometri che la separavano da noi percorrendo una strada che spesso e volentieri
era teatro di scontri armati fra i partigiani che vivevano nella zona e i tedeschi che pattugliavano quei luoghi alla loro ricerca e che spesso facevano giustizia sommaria appendendoli agli alberi
che costeggiavano il viale che immetteva nel paese.
Faccio fatica a immaginare che cosa dovesse passare per la mente di una giovane donna con due figli ed una suocera a carico e che, essendo responsabile della loro sicurezza, metteva a repentaglio
la propria per adempiere ai suoi "doveri"! Col carattere ribelle che ho avuto in gioventù ho avuto spesso scontri ideologici con lei ma non ho mai cessato di ammirarla per l'abnegazione dimostrata
in quegli anni ed oltre. E siccome di esempi del genere ne sono stati registrati tanti durante la guerra e negli anni immediatamente successivi, la figura della Donna, sempre disponibile alla
difesa della propria famiglia, ha generato in me la convinzione che le donne siano sempre un passo avanti rispetto a noi uomini e che qualunque atto che le metta a disagio o, peggio, in pericolo,
è una vigliaccheria e una ingiustizia e che, come tale, vada combattuto e perseguito.
Qualcuno sostiene che la questione femminile sia un falso problema perché le donne hanno ottenuto l'accesso al voto (solo nel 1945, n.d.a.). Ora che il voto fosse importante è un fatto accertato ma che
la Donna, ancora oggi, non goda degli stessi diritti dell'Uomo è altrettanto acclarato. Basti osservare la questione "stipendi e remunerazioni" oppure l'accesso a determinati posti di comando per
rendersi conto che siamo ancora molto lontani dalla parità tanto auspicata. E anche questa difformità di trattamento può essere considerata una forma di "violenza". Sono orgoglioso di poter dire
che in tempi non sospetti, parlo di più di quattro o cinque mesi fa, proprio su Facebook ho sostenuto che forse fosse arrivato il momento che alla Presidenza della Repubblica ci fosse una donna.
Quindi, caro diario, capisci perché non amo che mi si venga a dire che sono un "femminista", col tono riduttivo che si suole dare a questo vocabolo? Sono un uomo che ha un grande senso della
giustizia e una grande ammirazione per le donne per tutto quello che fanno e per come lo fanno. Io ho avuto un esempio in casa mia con mia madre e, successivamente, e sono felice di poterlo dire,
con colei che ha scelto di dividere con me il resto della vita che ci viene concesso. Spero che quanto preconizzato dalla Kulishoff non tardi a realizzarsi e che la Donna abbia presto il giusto
riconoscimento nella società, ma che, al tempo stesso, non faccia "pagare" all'Uomo più di quanto questi meriti.
#ilmiocarodiario
La condizione delle donne in Italia è radicalmente cambiata rispetto al passato, merito di una maggiore partecipazione alla società e alla vita politica, seppure con limiti
ancora molto evidenti. La lotta al femminile per arrivare a questi primi risultati è stata lunga, difficile e caratterizzata da secoli di ingiustizie, ostacoli e sacrifici.
Per la Giornata internazionale della donna non dobbiamo solo “festeggiare” le donne attorno a noi e regalare fiori, ma chiedere scusa alle donne del passato, del presente e del futuro,
e impegnarci per migliorare la loro condizione nel mondo. Meno gesti vuoti, più lotta civile.
FESTA DELLA DONNA: SOLO 27% NEL MONDO CREDE CI SIA PARITÀ. Doxa, l'Italia al sesto posto tra virtuosi, ma male in campo lavorativo.
Le donne sono sempre state presenti nel mondo del lavoro ma erano soggetti invisibili, spesso perfino inconsapevoli che le prestazioni quotidiane che svolgevano nelle campagne o
nella solitudine dello loro case fossero lavoro. La conquista della consapevolezza del proprio ruolo di lavoratrici, prima di tutto, e poi dei diritti relativi è stata lunga e
impervia e non può dirsi certo conclusa.
Violenza sulle donne, il 14 febbraio flash mob in tutto il mondo: un miliardo a passo di danza.
Per il terzo anno consecutivo torna One Billion Rising, il flash mob internazionale ideato dalla drammaturga e attivista femminista Eve Ensler. Una vera e propria chiamata all'azione
della società civile in un momento in cui i diritti delle donne sono continuamente minacciati e i numeri della violenza sono spaventosi. L'evento il 14 febbraio unisce narrazione, danza
e movimento: saranno nel mondo un miliardo di voci in 180 paesi contro le violenze di donne e bambini e 50 le piazze in Italia coinvolte con performance di artiste e attiviste.
Simboli contro la violenza sulle donne: non solo le scarpe, anche le panchine si tingono di rosso.
Le statistiche parlano di casi sempre più crescenti di donne vittime di violenza, molti dei quali sfociano in femminicidio e le cronache degli ultimi giorni ne sono una testimonianza
diretta, sembrerebbe assurdo, irreale, spesso è così lontano dal nostro modo di vivere che non ci si rende conto di quello che succede magari nella porta accanto. Dove si consumano
abusi, fisici e psicologici nei confronti delle donne, picchiate, umiliate, derise, abusate fisicamente e psicologicamente, annientate.
In tutto il mondo l’8 marzo ricorre la Giornata Internazionale della Donna , una giornata in cui si festeggia per ricordare le conquiste sociali, economiche e politiche ma anche
per parlare di discriminazioni e violenze fisiche e psicologiche di cui le Donne ancora oggi sono oggetto in tutto il mondo.