CARO DIARIO


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Dalla mia pagina Facebook del 19 Marzo 2023:

IL GIORNO DELLA FESTA DEI PAPA'

Caro diario...
... quando arriva questo giorno il pensiero corre automaticamente ad un papà nel fiore degli anni con dei bambini piccoli che gli scrivono un bigliettino di auguri e che gli fanno tante promesse di comportarsi bene nel prossimo futuro. E' uno stereotipo che ho sempre cercato di degradare a fenomeno commerciale anche se la memoria collettiva è, inevitabilmente, rivolta a questo clichè.

Giunti alla mia età è molto probabile, anzi quasi certo, che il papà non lo si abbia più. Nel mio caso mio padre ci lasciò, nel 1984, a 74 anni, un età che già da allora lasciava ampi spazi di manovra consentendo di campare almeno altri 10 anni. Così non è stato e lui, vittima fra tante del male del secolo, se ne andò con ancora tante cose che avrebbe voluto fare. E lasciò noi, la mia famiglia ed io, privi di un affetto che, con figli ancora giovani come avevo io, sarebbe dovuto essere un punto di riferimento in un processo educativo che era tipico delle famiglie patriarcali.

Sfortunatamente la mia famiglia tutto poteva definirsi tranne che patriarcale. Quando ebbi l'età di 2 anni, nel 1939, mio padre ebbe la bella idea di arruolarsi volontario e partì per l'Africa, portandosi appresso la famiglia, cioè la moglie e un figlio, io. In Africa fu di stanza ad Addis Abeba, in Etiopia, dove mia madre, nel 1940, pochi giorni dopo lo scoppio della II Guerra Mondiale dette alla luce, il 16 di giugno, una bambina di nome Nicoletta, mia sorella.

Non trascorse nemmeno un anno e mio padre venne fatto prigioniero e condotto nel campo di Nyeri e di lui non avemmo più notizie. Noi fummo condotti in campo di concentramento e solo nel giugno del '42 potemmo essere rimpatriati, a bordo della Giulio Cesare che ci sbarcò un mese dopo nel porto di Napoli dopo aver fatto il periplo dell'Africa a causa della chiusura dello Stretto di Suez.

Non avemmo notizie di mio padre fino a pochi mesi prima del gennaio del 1947 quando, finita la guerra, gli inglesi rilasciarono tutti i prigionieri che potettero fare ritorno alle loro famiglie. Così avvenne anche per mio padre. Lui tornò ma non trovò la figlia che aveva conosciuto solo per un anno. La mia sorellina era deceduta, a causa di una meningite, l'anno prima.Tante sono state le vicissitudini da allora che non vale parlarne qui. Dirò soltanto, ai fini della comprensione di questo breve ricordo, che i miei l'anno successivo si separarono e io vissi la storia di ogni bambino con genitori separati. Un po' di qua e un po' di là. Ma io ebbi una grande fortuna. Avevo due genitori che, per quanto avessero deciso di separare le loro strade, avevano anche tenuto conto della mia esistenza e si adoperarono perchè la mia fanciullezza fosse la meno problematica possibile. Potrei dire, in un afflato di sincerità, che ho avuto l'occasione di lucrare il meglio di due famiglie, non che fossi viziato, tutt'altro, ma coccolato sì. I miei genitori si comportarono davvero bene. Non sentii mai, né dall'uno né dall'altra, parlare male dell'altro, anzi, cercarono sempre di farmi capire quanto io fossi amato.

Ho di lui un bel ricordo, tutto sommato, malgrado il suo carattere spigoloso. Temo di aver preso da lui una certa irritabilità che mi prende al cospetto di cose o avvenimenti rivestiti di stupidità. Da lui ho, però, anche preso la curiosità per tutto ciò che non presenta chiari aspetti di comprensibilità; il desiderio di saperne di più al fine di emettere giudizi coerenti e non preda dell'istinto. Era un patito della matematica e quel poco che di questa materia mi caratterizza l'ho sicuramente preso da lui.

Quindi, cario diario, non meravigliarti se da vecchio mi piace sentirmi, per un attimo, ancora il bambino che la domenica, quando andavo a pranzo a casa sua dove c'era anche la mia nonna materna, si crogiolava al di fuori dello sguardo protettivo della madre. Quel giorno quel bambino era libero e si sentiva davvero in vacanza.

La più bella foto che lo rappresenta è, per me, quella con i suoi due nipoti, i miei figli Nicoletta e Gabriele, per i quali ha avuto sempre atteggiamenti di grande tenerezza che forse, a causa anche della sua assenza nei primi anni della mia fanciullezza, non ha mai potuto dimostrarmi. Ma ho avuto la fortuna di averlo sempre presente nel corso dei momenti più importanti della mia vita. E tanto mi basta.

In questo giorno mi piace rivolgermi a lui dicendogli. "Ciao papà, mi hai lasciato molto più di quanto tu abbia mai creduto, forse le cose più importanti e se anche non te l'ho mai detto prima, rimedio adesso, sicuro di essere ancora in tempo!".

#ilmiocarodiario


Santa Marinella, 1974. Papà Mino, Erasmo Di Rossi, anni 64, con Nicoletta, 11 anni, e Gabriele, 5 anni.