Laterale alla Val di
Sole, con imbocco agevole presso Malé, la Val di Rabbi
(vedere anche la Mappa)
che si insinua fra i monti per 19 km., mantiene la fisionomia selvaggia di altri tempi. Il rilievo è aspro, contrassegnato da selve di conifere che lambiscono i centri abitati e da una splendida abbondanza di acque correnti. I gruppi di case sui pendii, in particolare quelli soleggiati, conservano il carattere sparso che è più tirolese che trentino. Però il popolamento della valle - che risale a circa otto-nove secoli or sono - è del tutto
solandro: Rabbi fu come la valvola di sfogo per l’accresciuto numero di abitanti della Val di Sole, oltre che una preziosa risorsa di pascoli per l’alpeggio e di legname da costruzione.
Rimasta per lungo tempo quasi isolata, la valle ha tuttora un dialetto arcaico ed uno stile di vita più meditativo che il resto del territorio. Gli insediamenti storici sono
Pracorno, San Bernardo e
Piazzola; ma le frazioni sono una miriade e custodiscono una delle ricchezze paesaggistiche più originali: centinaia di masi (piccole abitazioni ad uso promiscuo, in sassi e legname, col tetto in scàndole di larice) punteggiano i prati e danno visivamente l’idea di una cultura che ha saputo sposare l’utile ed il bello.
Ad una manciata di chilometri più avanti è notevole il complesso delle
Terme di Rabbi Fonti, che affidano la loro rinomanza alle proprietà curative dell’acqua sfruttata fin dal secolo
XVII. Alle spalle del centro termale funziona ancora una settecentesca “sega veneziana”, che produce per il Parco Nazionale dello Stelvio
in cui è incorporata. Nei pressi, completando una facile passeggiata, si può raggiungere la Cascata del Ragaiòlo e, salendo più in quota, si arriva a godere di un paesaggio straordinario, dove i pascoli della montagna sono animati dalle malghe, le lunghe e basse
costruzioni che in estate danno riparo al bestiame bovino e forniscono burro e formaggio ancora genuini.
~ |
Pracorno |
|
È
il primo paese della Val di Rabbi. Situato in sponda
orografica sinistra del Rabbiès, Pracorno
colpisce subito per i suoi campi terrazzati. Intorno a
questo centro abitato, il terzo per dimensioni in Val di
Rabbi, si trovano numerosi altri piccoli nuclei sparsi,
tra cui Favari, Ingenga, Dadi, Cagliàri, Tomasi, Pozze,
Scolari, Citoi, Parolotti. Segherie e allevamenti bovini
rappresentano le principali attività economiche della
valle. |
|
San
Bernardo (v.
pagina
specifica) |
|
San
Bernardo è la sede amministrativa del comune.
Qui sono presenti i principali servizi: comune,
parrocchia, farmacia, banca.
Sono l’allevamento ed il
turismo naturalistico e termale le voci più importanti
dell’economia rabbiesa, con un’ottima produzione di
carni e di latticini oltre che un nome affermato fin dai
tempi dell’impero austro-ungarico per la qualità e la
salubrità delle acque ferruginose che sgorga dalla
montagna. A valorizzare queste importanti ricchezze si
trova il Parco Nazionale dello Stelvio, area protetta
tra le più importanti in Europa, istituito nel 1935 a
cavallo tra Trentino-Alto Adige e Lombardia.
Tra il 1957 e il 1959 fu
costruita l’attuale chiesa parrocchiale su progetto
dell’architetto trentino Efrem Ferrari, in
sostituzione dell’antico edificio già
documentato |
agli
inizi del XV secolo. I muri in blocchi di granito e il
ripido tetto in scandole richiamano l’architettura
alpina tradizionale.
Lo slanciato campanile, dotato di una copertura a
cuffia, si appoggia alla parete laterale destra. La
facciata a capanna presenta un grande affresco di Carlo
Bonacina (1906-2001) raffigurante San Bernardo; allo
stesso artista spettano le pitture murali interne. In
penombra è l’interno a navata unica rettangolare. La
maggior parte degli arredi sacri (altari, dipinti,
statue) provengono dalla vecchia chiesa.
Degni d’interesse sono le
stazioni della Via Crucis firmate e datate (1755) da
Matthias Lamp e un’ancona lignea del XVIII secolo con
una pala seicentesca attribuibile ad Elia Naurizio
(1589-1657), autore anche della tela con la Madonna del
Rosario. Una piccola nicchia aperta nella parete
settentrionale ospita il fonte battesimale in pietra del
1513. |
|
Piazzola |
|
La frazione più alta del comune di Rabbi (1314 m),
domina con una vista spettacolare l’intera valle del
Rabbiès. Anche nei dintorni di Piazzola,
il nucleo abitato principale dopo San Bernardo, si
trovano numerosi piccoli insediamenti sparsi: Peter,
Mattarei, Maset, Serra, Cotorni, Nistela, Masnovo,
Molignon, tra i principali. Nella vicina Somrabbi poi si
trova ancora oggi visitabile un vecchio caseificio
turnario, oggi adattato a museo delle antiche tradizioni
legate all’allevamento, ancora vivo in Val di Rabbi.
L’attuale chiesa
dedicata alla Madonna di Loreto è stata costruita nel
1836, in sostituzione di quella fabbricata tra il 1751 e
il 1753 dai vicini di Crespion, Piazzola e Somrabbi. La
facciata a capanna è divisa da quattro lesene
interrotte da una fascia orizzontale sormontata dal
timpano. |
L’interno è a navata unica con due cappelle laterali
che precedono la zona absidale. La volta e il catino
absidale conservano pitture murali novecentesche
eseguite da Barcatta e da Egger. Settecenteschi appaiono
i tre altari lignei dipinti ad imitazione del marmo.
L’altare di San Giovanni Nepomuceno proviene
dall’antica chiesa di San Biagio (Malè) e fu donato
dal conte Innocenzo Thunn nel 1794. Le tele della Via
Crucis sono della bottega di Matthias Lamp. |
|
Rabbi Fonti |
|
A Rabbi
Fonti sorge il moderno stabilimento termale che
offre ai visitatori la salubrità e la terapeuticità
delle celebri acque “acidule”, ricche di ferro che
sgorgano da rocce scisto-cristalline e che interessano
una vasta parte del gruppo montagnoso dell’Ortles-Cevedale.
Scoperta nel 1660 e successivamente analizzati da
numerosi studiosi, l’acqua di Rabbi divenne rinomata e
apprezzata in tutta l’Europa. Oggi una società, la
Terme di Rabbi, si occupa della promozione di questo
tesoro della natura. Nei pressi delle Terme inoltre si
trova il Centro Visitatori del Parco Nazionale dello
Stelvio.
Fu Simone Molignoni, nel 1783, a prendere l’iniziativa
per la realizzazione di una chiesa nei pressi dei Bagni
di Rabbi, che deteneva in quegli anni come
concessionario della famiglia Thunn. |
Il motivo era assai semplice, dare la possibilità ai
numerosi bagnanti di seguire le funzioni con i sacerdoti
che li accompagnavano.
Così furono gli stessi
Molignoni a iniziare l’opera, completata dai fratelli
Pangrazzi nel 1784. Nel 1835 fu ampliata. Essa aveva tre
altari, dei quali il maggiore, con ancona lignea dipinta
a finto marmo, presenta un’interessante pala di fine
‘700, forse opera di un ospite delle Terme,
raffigurante una Sacra Conversazione con Maria
giovinetta, Anna e Gioacchino. |
(testo e foto © www.valdisole.net) |
|