L’Abbazia di San Michele Arcangelo sorge sul promontorio di Terra Murata, a picco sul mare a circa 91 metri d’altezza. L’imponente complesso abbaziale testimonia il ruolo che aveva in passato quale centro religioso e culturale dell’isola.
Nata come monastero dei benedettini fu da questi dedicata al culto di San Michele Arcangelo.
Nella seconda metà del XV secolo, l’Abbazia fu secolarizzata, cioé affidata in commenda a cardinali che, nel corso dei secoli, la arricchirono ed ampliarono ripetutamente. L'intero complesso abbaziale si articola su due livelli: la chiesa (piano superiore) ed il complesso abbaziale (piano inferiore).
L'Abbazia a pianta basilicale, ha tre navate e diciassette altari. Nella navata centrale vi è un soffitto a cassettoni del XVII secolo realizzato in legno ed oro zecchino, al centro del quale domina il dipinto più prestigioso della chiesa: San Michele che sconfigge Satana del 1699.
Nell'abside vi è un coro ligneo del XVII secolo e quattro dipinti realizzati dal pittore
napoletano Nicola Russo, tutti datati 1690, tra i quali primeggia la tela raffigurante l'apparizione di San Michele
Arcangelo che protegge l'isola di Procida dai saraceni, avvenuta l'8 maggio 1535.
Tra i dipinti degni di nota vi è la Dormitio
Virginis, un olio su tavola databile tra la fine del XVI e gli inizi del XVII secolo.
Preziosissimi e di autori ignoti sono il Giudizio di Santa Lucia dinanzi il tiranno di Siracusa, la Trinità, il Martirio di Santa Caterina d'Alessandria, oli su tavola
databili, anch'essi, intorno al XVI secolo.
La navata sinistra, si apre su tre cappelle ottocentesche di pregio e valore: quella della Madonna del Carmine dove impera una splendida statua lignea del XVII secolo, dorata in oro zecchino, quella di San Michele Arcangelo che ospita la statua in argento del santo e patrono dell'isola, cappella della Madonna di Lourdes con una riproduzione fedele, realizzata in carta pesta, della grotta dell'apparizione e tanti ex-voto a contorno.
Alla destra e sinistra della struttura absidale, si trovano le due più grandi e preziose cappelle: quella del Santissimo Sacramento e quella della Pentecoste, nella quale è possibile ritrovare un'ancora che i procidani ritrovarono nelle acque di Procida ed attribuiscono essere dei saraceni che furono messi in fuga dall'apparizione di San Michele .
Preziosi sono i marmi (secolo XVIII), il pavimento e gli organi: l'organo centrale che impera dall'alto del portale principale, è del XVIII secolo (il terzo organo più grande della Campania) e altri tre piccoli preziosissimi organi a mantice in legno di manifattura napoletana.
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